Noi teniamo in carcere più di 61mila persone. La nostra Costituzione parla della funzione riabilitativa della detenzione ma questo non avviene. Lo Stato investe risorse, non riabilita e il risultato è che, quando queste persone escono, ricadono in grandissima percentuale negli stessi errori del passato, se non più pesanti avendo acquisito competenze criminali generate dall’ozio in cui hanno vissuto il tempo della pena. È la recidiva, frutto della mancata offerta di istruzione, formazione e lavoro per le persone recluse. Il bilancio tra costi pubblici della detenzione e benefici è drammaticamente svantaggioso. Partendo da questi presupposti, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, d’intesa con il Ministero della Giustizia, promuove per il 16 aprile un evento sul tema della formazione e del lavoro in carcere dal titolo “Recidiva zero. Studio, formazione e lavoro in carcere: dalle esperienze progettuali alle azioni di Sistema in carcere e fuori dal carcere”.
La giornata di lavoro costituisce il primo step operativo per definire proposte ed approntare soluzioni rispetto alle diverse implicazioni e criticità rilevate, a vari livelli, dal lavoro preparatorio svolto nei mesi precedenti. Ai vari tavoli di lavoro saranno all’opera esperti, rappresentanti degli stakeholder pubblici e privati già impegnati nel settore, individuati in esito ad una preliminare ricognizione che ha le diverse realtà economiche, sociali, imprenditoriali e del terzo settore censite attraverso il supporto del DAP, della rete dei garanti regionali e territoriali e delle fondazioni bancarie. In tale contesto Voci di dentro sarà rappresentata da Claudio Bottan, nella duplice veste di ex detenuto e vicedirettore dell’omonima rivista, che avrà modo di contribuire ai lavori apportando l’esperienza pluriennale dell’associazione, una realtà che si occupa di reinserimento sociale attraverso la formazione e i vari laboratori nelle carceri abruzzesi.
L’obiettivo prioritario è valorizzare esperienze, competenze e modelli di intervento esistenti, immettendoli in un processo di governance multilivello. Da qui l’istituzione presso il CNEL di un Segretariato Permanente chiamato a svolgere un ruolo di impulso e di raccordo operativo tra la rete istituzionale dei soggetti pubblici centrali e locali, le parti sociali e il terzo settore.
Nelle carceri italiane bisogna invertire la tendenza, cercando di non far perdere tutti, come accade oggi. Si può fare ma bisogna fare sistema. Abbiamo un potenziale enorme di offerta di servizi ma non abbiamo le strutture per fruire di questa offerta. Serve dunque ragionare in termini di rete, per fare formazione per i detenuti per tutti e 190 gli istituti e non solo per alcuni, per offrire lavoro. L’iniziativa assume una connotazione operativa, in quanto partendo dall’illustrazione degli esiti dell’attività di analisi e osservazione già svolta in questi primi mesi, verranno affrontate le tematiche relative al lavoro in carcere, definendo proposte ed approntando soluzioni rispetto alle diverse implicazioni, ostacoli e criticità rilevate ai vari livelli.
L’obiettivo prioritario è valorizzare esperienze, competenze e modelli di intervento esistenti, immettendoli in un processo di governance multilivello, partendo dal lavoro già posto in essere dalla Conferenza Unificata Stato Regioni attraverso la recente adozione del “sistema integrato di interventi e servizi per il reinserimento socio-lavorativo delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale”.
In questo quadro si innesta l’idea dell’istituzione di un “Segretariato Permanente” presso il CNEL, chiamato a svolgere un ruolo di impulso e di raccordo operativo tra la rete istituzionale dei soggetti pubblici centrali e locali, cui sono attribuite ai vari livelli competenze e funzioni in materia, le parti sociali e il terzo settore. Tale iniziativa intende far sintesi e contribuire a dare concreta attuazione a un modello di governance istituzionale in grado di valorizzare il tessuto dei corpi intermedi che a vario titolo, a livello imprenditoriale, sindacale, di volontariato, di cooperazione e impresa sociale, si rendono attivi nel perseguimento degli obiettivi di reinserimento sociale e lavorativo delle persone private della libertà personale, concorrendo al conseguente abbattimento della recidiva.