Anticipazione: intervista a padre Ibrahim Faltas

03 Dec 2024 Francesco Lo Piccolo

Ho incontrato padre Ibrahim Faltas, frate francescano vicario della Custodia di Terra Santa, il 20 agosto alla fiaccolata della pace che si è tenuta a San Martino di Castrozza. Pellegrino di pace è testimone oculare di quanto accade a Gerusalemme e a Gaza. Ci siamo scambiati qualche parola e poi ci siamo scritti. Per mail gli ho mandato alcune domande e l’articolo uscirà sul numero della rivista in preparazione in questi giorni.
 Anticipo qui alcune sue riflessioni: “In questo lungo periodo, non ho mai visto e vissuto una situazione difficile come in questo periodo. Siamo circondati dalla guerra, con Gaza, con in Libano, e ora con la Siria. E con tutti i problemi sui territori della Cisgiordania. A Gerusalemme la vita di chi vive in città vecchia e dei cristiani è cambiata, perché non ci sono più turisti e pellegrini. Molti negozi sono chiusi. C’è un’atmosfera strana, di solitudine. I nostri santuari sono vuoti. Casanova il nostro albergo che ospitava tantissimi pellegrini è chiuso da più di un anno. Molte persone sono senza lavoro, poiché -come a Betlemme- sono sempre stati impegnati nel turismo. Anche quest’anno sia a Betlemme, che a Gerusalemme, non faremo l'albero di Natale, per rispetto delle migliaia di vittime della guerra, e per tutta la situazione che ci circonda. Abbiamo iniziato l'avvento con l'ingresso del Custode a Betlemme, e il cammino di preghiera che ci porterà al Santo Natale nelle nostre parrocchie e nelle nostre scuole. Ma la nostra missione continua, perché nonostante le guerre, le grandi difficoltà che la gente vive, senza lavoro, senza salari, dobbiamo aiutare i cristiani a rimanere in Terra Santa e non dobbiamo mai stancarci di infondere speranza”.
“La situazione a Gaza è disumana, un vero inferno! La città è distrutta, ma soprattutto i bombardamenti continuano con migliaia di morti e feriti, tra cui molti bambini e persone fragili. Abbiamo migliaia di bambini orfani, molti bambini porteranno le ferite della guerra per tutta la vita nel proprio corpo, perché amputati, psicologicamente provati, soprattutto i bambini estratti dalle macerie. Sono bambini che non stanno vivendo la loro età, bambini feriti nel corpo e nello spirito, bambini cresciuti in fretta, diventati adulti senza aver vissuto la fase serena dell’infanzia. A Gaza manca tutto, cibo, acqua pulita, medicine, case, scuole, e sta arrivando il freddo e mi fa star male vedere la gente che se non muore sotto le bombe, muore per mancanza di cibo o per infezioni, o perché non c’è un ospedale dove trovare un’assistenza. Se a Gaza stiamo assistendo ad una guerra senza precedenti, con parecchi ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, in Cisgiordania la situazione peggiora di giorno in giorno”. Ma, aggiunge padre Ibrahim Faltas “Costruire la pace non è un’utopia irraggiungibile, ma una necessità”.