Ci sono anche i rumorosi silenzi di persone che fanno parte della nostra associazione tra i mille altri quesiti che hanno spinto Francesca Ghezzani, giornalista e conduttrice televisiva e radiofonica, a compiere attraverso le pagine di “Il silenzio dentro – Quando raccontare diventa un atto di giustizia” (Narrativa d’inchiesta – Swanbook Edizioni, in libreria dal 15 ottobre) un viaggio all’interno e intorno alle carceri italiane per raccontare, con sguardo costruttivo, le molteplici realtà che vivono dietro e oltre le sbarre e che ogni giorno lavorano per un sistema penitenziario che metta in pratica quanto previsto dall’Art. 27 della Costituzione.
Il libro intreccia testimonianze, analisi e riflessioni raccolte intervistando persone carcerate, ex detenuti reinseriti nella società e figure autorevoli del panorama istituzionale e associativo: esperti di criminologia e psichiatria forense, giornalisti, operatori della comunicazione, esponenti del clero e sociologi, insieme a temi come finanza e imprenditoria sociale, economia carceraria e circolare, upcycling e il rapporto tra giustizia penale e intelligenza artificiale.
Le voci raccolte sono quelle di Alessio Scandurra (Coordinatore dell’Osservatorio di Antigone sulle carceri), Monica Bizaj (Presidente di Sbarre di Zucchero APS), Enrico Sbriglia (Penitenziarista - Former dirigente generale dell’Amministrazione Penitenziaria Italiana), Antonella Cortese (Psicologa), Santino Mirabella (Magistrato), Anna Palermo (Criminologa), Rosa Francesca Capozza (Criminologa), Valentina Arcidiacono Criminologa), Alberto Arnaudo (Medico socio di Co.N.O.S.C.I), Paolo Siani (Pediatra), Candida Livatino (Perito grafologo), Carmela Pace (Presidente UNICEF Italia), Don Luigi Ciotti (Presbitero e attivista), Germana Cesarano (Psicoterapeuta), Andrea Cavaliere (Avvocato), Carmelo Sardo (Giornalista e scrittore), Francesco Pira (Professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e giornalista), Ruben Razzante (Giornalista e docente universitario), Oscar La Rosa (Cofondatore di Economia carceraria srl), Pino Cantatore (Cofondatore di bee.4), Paolo Rellini (Cofondatore di Recuperiamo Srl), Maria Paola Guarino (Ex docente in un carcere di massima sicurezza), Francesco Ciampa (Giornalista), Mirko Federico (Attivista), Kento (Rapper e scrittore), Ginevra Barboni (Regista), Antonella Iallorenzi (Direttrice artistica, attrice e formatrice teatrale), Valeria Corciolani (Scrittrice), Patrizia Rossetti (Presidente Associazione dEntrofUoriars), Paola Maria Bevilacqua (Giornalista e presidente APS ASD Dal Buio alla Luce), Maria Giovanna Santucci (Giornalista e docente), Cinzia Perrotta (Insegnante di YdR in carcere).
E infine, tra le varie testimonianze, quella di Claudio Bottan, volontario e vicedirettore della rivista Voci di dentro, che ha risposto alle sollecitazioni della giornalista con un racconto intimo, senza filtri, ripercorrendo il doloroso cammino che l’ha portato dapprima all’inferno e poi a intravedere la luce accanto ad una persona speciale (ma non vogliamo spoilerare…).
Nel racconto di Claudio emerge il ruolo fondamentale del volontariato in carcere: “Voglio restituire il bene che ho ricevuto mentre ero carcerato, perché nessuno si salva da solo. L’associazione ‘Voci di dentro’ è la mia casa, il mio porto sicuro, in cui non vengo giudicato per il mio passato”.
Alla fine del suo viaggio Francesca Ghezzani forse non ha trovato le risposte che cercava, ma sicuramente si è trovata a porsi altre domande. È proprio questa la bellezza dell’editoria che si occupa di temi apparentemente scomodi ma che, in realtà, sono alla portata di chiunque abbia interesse e forza per immergersi nel dolore altrui.
“L’idea di questo libro è nata tempo fa, ma ha trovato piena conferma dopo la mia visita, nel 2023, a una Casa di Reclusione nelle vesti di giornalista. Da allora mi sono chiesta, senza cedere alla retorica del buonismo e consapevole che non tutti sono pronti o disposti a cambiare, cosa serva davvero affinché la giustizia compia il suo corso, nel rispetto dei diritti umani, e chi ha commesso un reato, ma desidera ricominciare, possa contare su un reale reinserimento che lo tenga lontano dalla recidiva". La questione che si è posta l’autrice non è banale.