
Punizione e carcere anche per le donne in gravidanza e per i loro figli fino a un anno di età; punizione e carcere per chi salva vite umane che rischiano di annegare nel Mediterraneo; punizione e carcere per chi disubbidisce o protesta fuori e dentro il carcere; punizione e carcere per chi sciopera o blocca una strada o una linea ferroviaria; punizione e carcere per chi esprime pacificamente dissenso a qualunque decisione presa da questo vergognoso sistema economico e poliziesco. Qualunque azione - che è semplicemente l’esercizio dei propri diritti contro la loro società che è solo società dei privilegi di una parte contro tutti gli altri che non ne fanno parte e devono solo obbedire - viene definita "rivolta".
Ora, con il sì della Camera al Ddl Sicurezza, con l’inasprimento delle pene e l’introduzione di nuovi reati, di fatto vengono messi al bando, per legge, la libertà di pensiero e il diritto di critica. E così, o si diventa dei fanatici dell’ordine o si diventa docili sonnambuli: altre vie non ci sono e non vengono tollerate in questa idea di società che esce dalle scelte di questo governo, dai decreti e dalle leggi sicurezza imposti a suon di manganello addirittura autorizzando la polizia a portare e a usare le armi di ordinanza anche quando non sono in servizio, sempre, anche in vacanza al mare o in montagna.
Lo stato di polizia autoritario e razzista è pronto e servito. Come a Crotone dove qualche giorno fa è stata negata la libertà a Maysoon Majidi (al termine dell'articolo la sua lettera al Presidente Mattarella), 28 anni, perseguitata politica, attivista curdo-iraniana costretta alla fuga dal suo paese e in carcere dal 31 dicembre dello scorso anno con false accuse di essere una scafista per un evidente errore nella traduzione dei verbali di interrogatorio e nonostante la ritrattazione di alcuni dei suoi accusatori. Ma è solo un esempio della ferocia in atto in questa Italia dove si muore in carcere e si muore nei Cpr, dove contro i diritti opera la società dei privilegi.
In Italia ma anche in Europa dove il Parlamento ha autorizzato Kiev a usare le nostre armi in territorio russo col rischio di una guerra mondiale, mentre ci si volta dall’altra parte e si tace sui crimini contro i palestinesi da parte dell’esercito israeliano.
Per tutto questo oggi, dopo 940 giorni di guerra in Ucraina e dopo 350 giorni di massacri a Gaza, Voci di dentro ha aderito alla marcia della pace a Assisi.