
ThyssenKrupp, l'assenza di memoria genera mostri
06 Dec 2024 Vito Totire Lo striscione esposto davanti alla ThyssenKrupp dopo la strageIl 6 dicembre 2007 si consumava la strage operaia della ThyssenKrupp a Torino; un episodio dei tanti ormai di una “guerra non dichiarata” ma agita da una organizzazione capitalistica del lavoro finalizzata al profitto a tutti i costi. Dopo quella di Torino tante altre si sono verificate nonostante il varo nel 2008 di un testo unico sulla sicurezza (decreto 81/2008) a cui qualcuno ha attribuito un ruolo salvifico che invece, come era prevedibile, di per sé, non ha avuto: non bastano le “leggi buone ma sulla carta”; va detto, se non vogliamo dare spazio a pericolose amnesie politiche, che la legge 833/1978 prevedeva che un testo unico fosse varato entro il 31 dicembre 1979 ma il ceto dei decisori politici aveva, evidentemente, altro di cui occuparsi. “Destino” analogo si è concretizzato per l’ipotetico “testo unico sull’amianto” proposto da una maggioranza parlamentare di centrosinistra ... proposto appunto ma mai discusso né approvato nonostante che i proponenti potessero appunto contare sulla maggioranza!
Dopo la strage di Torino tante altre hanno insanguinato l’Italia mettendo a nudo un quadro terribile di omissione di misure di prevenzione, di incuria, di cinismo e di lacrime del giorno dopo; la situazione è drammatica: a lavoratori e lavoratrici viene negato il diritto alla prevenzione primaria ma anche a quella secondaria e terziaria e persino il diritto ai risarcimenti stante che certi danni non sono mai davvero “risarcibili”.
Come "Rete nazionale lavoro sicuro" sosteniamo appunto la istanza di un lavoratore della ex-Ilva di Taranto che ha scritto recentemente raccontando la sua esperienza all’on. Sergio Mattarella; la Presidenza della Repubblica ha risposto con grande tempestività condividendo i due contenuti principali della missiva: la lacunosità delle misure di prevenzione primaria e la insostenibile lunghezza dei processi che ha comportato, per il lavoratore vittima di un evento acuto devastante, di non aver ancora ottenuto il “risarcimento” per quanto stabilito da tribunale civile; dunque niente prevenzione primaria, né secondaria, nè terziaria ma neanche “risarcimenti”; ci chiediamo cosa sarà di tutte le altre vittime sia quelle dello stillicidio mortifero quotidiano o pluri-quotidiano sia quello delle stragi collettive; per menzionarne alcune prima e dopo la ThyssenKrupp: Ravenna (Mecnavi 1987), Ravenna (elicottero Agip 1990 ), Modugno (fuochi artificiali, 2015), Mineo ( gestione rifiuti, 2008), Brandizzo (Ferrovie, 2023 ), Casalbordino (esplodenti, 2020), Lamina Milano (azienda galvanica, 2018), morti operai crollo gru (Torino 2021), Gioia del Colle (gas azienda vinicola, 2023), Esselunga Firenze (edilizia, 2024), lago di Suviana (comparto energetico 2024), Toyota 2024, Casteldaccia (Palermo-gestione rifiuti, 2023) Ercolano (fuochi artificiali, 2024)… una lista “infinita” a cui si associa oltre ai morti per eventi acuti (1500 nelle statistiche ufficiali contraddette sia da indagini epidemiologiche che dal lavoro eroico di Carlo Soricelli) anche i morti per malattie professionali: probabilmente tremila persone all’anno per gli effetti oncogeni dell’amianto e tanti altri sempre per esposizione a cancerogeni (migliaia di “casi” se comprendiamo i “sotto-segnalati” e i “sotto-riconosciuti” da parte dell’Inail); in sostanza una strage continua effetto di una “guerra non dichiarata” ma agita quotidianamente.
In questa fase storica estremamente critica mobbing, costrittività, maltrattamenti, salari di fame, molti fattori concorrono a ridurre drammaticamente la speranza di vita e di salute dei lavoratori compresa la recente morte per freddo e miseria dell’operaio Marco Magrin a Treviso; disperazione e persino suicidi sono i “costi” di cui il PIL continua a non tenere conto.
La strada maestra è chiara: 1) affermare il principio della prevenzione primaria, spostare i rapporti di forza tra capitale e lavoro a favore dei lavoratori, 2) superare le forme di lavoro schiavistico che in Italia si sono diffuse in tutto il territorio nazionale dalla agricoltura alla logistica alla edilizia ai servizi turistici e commerciale ecc. -secondo un recente rapporto dell’osservatorio Agromafie Placido Rizzotto un terzo dei lavoratori agricoli sono “irregolari” e il reddito annuo medio è di 6.000 euro-, 3) non delegare più la valutazione del rischio al “padrone” e ai “burocrati”, 4) affermare ovunque la prassi del “gruppo operaio omogeneo” che si rapporta in assemblea con i tecnici di fiducia per gestire disposizioni/prescrizioni e azioni di miglioramento (secondo le procedure validate dalla legge regionale n.33/1979 della Emilia-Romagna), 5) esautorare l’Inail (ente “negazionista” che nega le evidenze anche scientifiche e che scarica totalmente “d’ufficio” tutte la patologie cosiddette “non tabellate” sull’INPS (silente e consenziente) anche se evidentemente causate o concausate da rischi professionali dalla valutazione eziologica delle malattie), 6) abolire la grottesca “patente a crediti “e il decreto 103/2024 varati dal governo attualmente in carica , provvedimenti che indeboliscono intenzionalmente la vigilanza nei luoghi di lavoro e sostituirli con la prassi: gruppo omogeneo/servizi pubblici ispettivi.