Trovato morto...pare per impiccagione

22 Jul 2024 Vito Totire*

Secondo le cronache “trovato morto” pare per impiccagione; le cronache aggiungono “nella afa rovente della cella”; sembrerebbe di origini albanesi, anni 47, in attesa di giudizio e entrato in carcere da poco; parlano del “caso” i sindacati della polizia penitenziaria; al momento non risultano dichiarazioni da parte delle istituzioni.
Da 24 anni circa, ogni sei mesi, a commento dei rapporti semestrali sulle carceri di Bologna, avanziamo proposte di bonifica e azioni di miglioramento che allevierebbero le sofferenze della popolazione privata della libertà; nel nostro ultimo commento (stiamo aspettando il rapporto relativo al primo semestre 2024) abbiamo preso atto della proposte della ausl, su diverse questioni, tra cui quelle sulla drammatica situazione microclimatica e quelle sulla esclusione dell’uso delle bombolette di gas (il secondo mezzo suicidario utilizzato nelle carceri italiane).
Stiamo dunque cercando di verificare cosa è accaduto dopo le indicazioni della Ausl; indicazioni che purtroppo non hanno il carattere vincolante di disposizioni/prescrizioni: ed è questo uno dei nodi che occorre affrontare con urgenza salvo l’intervento emergenziale e più rapido dei sindaci nella loro veste di autorità sanitaria locale (nelle more appunto di una “puntualizzazione” delle procedure in sede legislativa).
Abbiamo più volte indicato la misura idonea per la Dozza: demolizione. Le nostre proposte (pubblicate sul n. 51 di Voci di dentro) e le nostre reiterate richieste di avviare una istruttoria pubblica comunale sulla questione del carcere sono state ignorate dalle istituzioni.
Ovviamente non esiste solo un problema di microclima fisico ma esistono numerosi altri fattori di rischio suicidogeno e per la salute in generale sui quali ci siamo più volte soffermati ; su questo ultimo tragico evento vogliamo avviare una indagine popolare e facciamo appello alle persone private della libertà ma anche agli “onesti” di qualunque collocazione sociale e soprattutto ad amici e familiari, di raccogliere e darci informazioni su quanto accaduto: cosa si è fatto per la prevenzione, se ci sono stati segni premonitori della condotta (è sempre prudente parlare di condotta “asserita”), come è stato condotto il monitoraggio del rischio suicidario , infine se pur valutando il tipo di accusa non fossero possibili misure alternative.
Certo una persona privata della libertà di origini albanesi accumula diversi fattori di rischio in temini di solitudine e mancanza di supporto socio-familiare e infatti, come per tanti altri , le cronache dicono come fosse un pacco : “trovato” morto …”.
* Medico psichiatra, componente del “gruppo auto-aiuto carceri”