Grazie Presidente e Buon Anno da Voci di dentro

03 Jan 2025 Antonella La Morgia

Ci è piaciuto il nostro Presidente Mattarella nel suo decimo discorso di fine anno trasmesso sui canali RAI a reti unificate https://www.quirinale.it/elementi/123612. Il suo contenuto ci è sembrato ricalcare anche la linea del nostro nuovo numero di Voci di dentro N 54. 
Come non parlare infatti del dramma di Gaza dove, come ha detto il Presidente, oltre che per le bombe e gli attacchi a case, ospedali e qualunque altro luogo civile abitato da civili, muoiono bambini di stenti, fame e freddo. Tanti piccoli appena nati come Juma e Sila, deceduti negli ultimi giorni insieme ad altri per ipotermia, nella precarietà e miseria dei ripari a cui sono costretti i genitori nella fuga dai bombardamenti.
Cercando di accompagnare i nostri lettori con articoli e riflessioni sulla guerra israelo-palestinese in corso, sulle guerre di oggi e di ieri, diamo un senso a quanto il Presidente della Repubblica ha voluto ribadire dicendo “Eppure mai come adesso la pace grida la sua urgenza”. Una pace che reclama chi la affermi a voce alta, una pace che chiama a raccolta – come dovrebbe essere – giornalisti, intellettuali, operatori sociali, i media – per rappresentare le vere ragioni degli interessi che le guerre sottendono. E non solo alcune delle verità, quelle più convenienti o filtrate dal potere.
Ci preoccupa invece la sottolineatura del discorso del Presidente sulla frammentazione e divisione che lacera la nostra società, creando fratture e disequilibri nella convivenza e nella vita organizzata. È il segno, questo, di fratture che non permettono quel comune sentire utile a far vivere e dare piena attuazione ai diritti di civiltà: il diritto dei lavoratori alla sicurezza, il diritto delle donne al rispetto, il diritto a contenere le emissioni climalteranti e al futuro, il diritto dei detenuti alla dignità e umanità della pena.

Sono diritti che si scontrano con la cultura diffusa che tende a sottovalutare il rischio negli ambienti di lavoro eludendo spesso la normativa. Sono diritti che vengono alimentati dal patriarcato che ancora poco si combatte con l’educazione. Sono diritti che vengono negati con l’accusa di fare un ideologico eco-terrorismo, quando si tratta invece di tutelare la salute e la vivibilità di questo pianeta per le generazioni future. Infine, per i detenuti, sono diritti che vengono calpestati da una contro-cultura, che ascoltiamo anche da esternazioni e programmi di politici e istituzioni, che vuole vedere solo il lato afflittivo del carcere e non quello (in realtà l’unico previsto dalla Costituzione) rieducativo.

Grazie, dunque, Presidente Mattarella per quelle parole che hanno messo un accento sui principi imprescindibili posti dalla nostra Costituzione riguardo alle pene, principi in ordine ai quali il sovraffollamento, e le condizioni in cui versa l’attuale popolazione detenuta, sono quella disumanità e quel trattamento degradante che rappresenta proprio la loro palese violazione. Una violazione che rende inaccettabili anche le condizioni di chi in carcere lavora, il personale penitenziario, e così pure di chi con impegno di generosità, come il volontariato, opera per il dialogo e il cambiamento di chi è chiuso nelle nostre prigioni.

Respirare aria di speranza e non già togliere quest’aria. 
Allora giova ricordare, in proposito, quell’espressione del sottosegretario del Ministero della Giustizia Andrea Delmastro  Delle Vedove con delega alle carceri, usata in un’occasione pubblica in cui per elogiare un nuovo mezzo in uso alla Polizia penitenziaria esprimeva la propria intima gioia, al pensiero che in quel mezzo, a chi vi fosse trasportato, l’aria sarebbe dovuta mancare fino al punto di non poter respirare: meritata sofferenza hanno compreso i più commentando queste frasi, che non si addicono al ruolo di chi impersona la tutela dello Stato verso i detenuti in custodia. Ne abbiamo parlato anche noi sulla nostra Rivista, perché è un episodio simbolo proprio di quella contro-cultura appena citata che sublima l’odio e nega la dignità che spetta ad ogni persona.
La speranza come la pace è un valore collettivo che va costruito, e noi siamo d’accordo con il Presidente Mattarella, che i percorsi d’integrazione e di reciproca comprensione sono il contrario di azioni e interventi che mirano invece a vedere categorie di nemici, ad escludere, a creare il clima della paura.
Voci di dentro augura un Felice Anno Nuovo ai suoi volontari, ai detenuti e alle persone in affidamento, ai giovani che animano le attività e i progetti dell’Associazione, ai volontari delle redazioni in carcere, ai collaboratori della Rivista Voci di dentro, esempio di giornale indipendente e di libera informazione.

Con tutti e con voi che ci seguite, Voci di dentro continuerà a tracciare quei percorsi di integrazione e solidarietà che il Presidente Mattarella ha ribadito essere la strada per una vera convivenza pacifica e per mantenere in buona vita la nostra democrazia.
Buon Anno e Buon Giornalismo di libertà.