Il Consiglio d'Europa: In Italia partiti xenofobi diffondono razzismo e intolleranza
22 Oct 2024 RedazioneDuro rapporto della Commissione contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (organismo nato nel 1949 dopo la Seconda guerra mondiale per promuovere la democrazia e i diritti). Nella parte dedicata all’Italia la Commissione ha espresso «seria preoccupazione», evidenziando che «il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo negli ultimi anni e che i discorsi politici hanno assunto toni altamente divisivi e antagonisti, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con background migratorio, rom e persone Lgbti».
Purtroppo, si legge nel documento, «un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali». La Commissione ritiene inoltre che i partiti dovrebbero adottare codici di condotta appropriati che proibiscano l'uso di discorsi d'odio, e che devono invitare i loro membri ad astenersi dal pronunciarli, appoggiarli o diffonderli e che devono prevedere sanzioni in caso contrario.
Il dossier della commissione del Consiglio d’Europa ha anche rilevato «critiche indebite» ai giudici sui migranti. La Commissione ha anche scritto che le forze dell’ordine fanno profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana. «Le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale», ha evidenziato Strasburgo, chiedendo quindi all’Italia uno studio completo e indipendente.
La Commissione dice anche che le istituzioni statali, tra cui l'ISTAT, che è responsabile della raccolta regolare di dati sulla popolazione, non raccolgono dati disaggregati in base a caratteristiche che mettono gli individui a rischio di discriminazione (come origine etnica/nazionale, religione, cittadinanza, orientamento sessuale o identità di genere), anche per scopi puramente statistici. Di conseguenza, la progettazione delle politiche governative si basa spesso su stime approssimative e dati parziali provenienti da indagini occasionali e istituzioni internazionali.
Qui il rapporto
nota: La Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), istituita dal Consiglio d'Europa, è un organismo indipendente di monitoraggio dei diritti umani specializzato in questioni relative alla lotta contro il razzismo, la discriminazione (per motivi di "razza", origine etnica/nazionale, colore, cittadinanza, religione, lingua, orientamento sessuale e identità di genere), xenofobia, antisemitismo e intolleranza. È composta da membri indipendenti e imparziali nominati sulla base della loro autorità morale e della loro riconosciuta competenza nel trattare il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'intolleranza.
Nel quadro delle sue attività statutarie, l'ECRI svolge un lavoro di monitoraggio nazionale, che analizza la situazione in ciascuno degli Stati membri del Consiglio d'Europa in materia di razzismo e intolleranza ed elabora suggerimenti e proposte per affrontare i problemi identificati.
Il monitoraggio nazionale dell'ECRI si occupa di tutti gli Stati membri su un piano di parità. Il lavoro si svolge in cicli quinquennali. I rapporti del primo ciclo sono stati completati alla fine del 1998, quelli del secondo ciclo alla fine del 2002, quelli del terzo ciclo alla fine del 2007, quelli del quarto ciclo all'inizio del 2014 e quelli del quinto ciclo alla fine del 2019. I lavori sui rapporti del sesto ciclo sono iniziati alla fine del 2018. I metodi di lavoro per la preparazione dei rapporti prevedono analisi documentali, una visita nel paese interessato e un dialogo confidenziale con le autorità nazionali. I rapporti dell'ECRI non sono il risultato di indagini o prove testimoniali. Sono analisi basate su informazioni raccolte da un'ampia varietà di fonti. Gli studi documentali si basano su un gran numero di fonti scritte nazionali e internazionali. La visita in loco offre l'opportunità di incontrare le parti direttamente interessate (sia governative che non governative) al fine di raccogliere informazioni dettagliate. Il processo di dialogo riservato con le autorità nazionali consente a queste ultime di fornire, se lo ritengono necessario, commenti sulla bozza di rapporto, al fine di correggere eventuali errori fattuali che il rapporto potrebbe contenere. Al termine del dialogo, le autorità nazionali possono richiedere, se lo desiderano, che i loro punti di vista vengano allegati al rapporto finale dell'ECRI. I rapporti nazionali del sesto ciclo si concentrano su tre argomenti comuni a tutti gli Stati membri: (1) Uguaglianza effettiva e accesso ai diritti, (2) Incitamento all'odio e violenza motivata dall'odio e (3) Integrazione e inclusione, nonché una serie di argomenti specifici per ciascuno di essi. Nel quadro del sesto ciclo, si richiede nuovamente l'attuazione prioritaria per due raccomandazioni specifiche scelte tra quelle formulate nel rapporto. Un processo di follow-up intermedio per queste due raccomandazioni sarà condotto dall'ECRI entro e non oltre due anni dalla pubblicazione del presente rapporto. Il seguente rapporto è stato redatto dall'ECRI sotto la propria responsabilità. Salvo diversa indicazione, essa copre la situazione fino all'11 aprile 2024; di norma, gli sviluppi successivi a tale data non sono né trattati nell'analisi che segue né presi in considerazione nelle conclusioni e nelle proposte in essa contenute.