Il Re è nudo. Quanto è indipendente il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale?

15 Aug 2025 claudio bottan web

C'è tensione negli uffici del Garante nazionale dei detenuti. Una spaccatura che si protrae da mesi ed è passata, tra l’altro, anche attraverso le significative dimissioni di Michele Passione, storico avvocato del Foro di Firenze che ha lasciato dopo dieci anni l’incarico di legale dell’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. «Il Garante non riferisce in Parlamento, non fa visite nelle carceri come andrebbero fatte, non è andato nel Cpr in Albania, non mostra di essere sempre super partes. Lasciare era inevitabile».

Dopo l’avvocato Passione, si sono dimesse le colleghe Brucale e Calcaterra e lo psichiatra Rossi, ma altri esperti sono pronti a lasciare. “Mancanza di terzietà, niente più visite a sorpresa in carcere e neppure la relazione al Parlamento”. Fratture che a ridosso di Ferragosto hanno raggiunto vette notevoli. Ad adirarsi con l'istituzione retta da Riccardo Turrini Vita è stato direttamente il governo, lo stesso esecutivo che finora il Garante si era guardato bene dal criticare. E che ha indotto il collegio che dovrebbe tutelare i detenuti a cambiare versione su un tema molto delicato: quello dei suicidi in carcere. La scorsa settimana il Garante ha redatto un report sulle persone decedute in carcere e, in particolare, su coloro che si sono tolte la vita in cella. Niente di strano: la redazione dei report dovrebbe essere una delle attività di routine affidate a questa istituzione. Osservando i fatti, per la verità, questo Garante ne redige molti meno del precedente.

I numeri contenuti in questo dossier sono molto sconfortanti. Eppure, per candida ammissione del Garante, provengono da una rielaborazione dei dati forniti dal ministero della Giustizia e non, come sarebbe auspicabile, da fonti indipendenti.

Quando al ministero della Giustizia hanno letto tra i titoli dei media "allarme del Garante" sono balzati dalla sedia. Come se scrivere dei numeri, nero su bianco, con i toni seri che la situazione richiede, fosse lesa maestà.

Dopo la girandola convulsa di telefonate e reprimende partita tra la località di vacanza del ministro Nordio e gli uffici di via Arenula, è stato vergato un comunicato dai toni piccati con l'intento di smentire il Garante e di affermare che la situazione non è poi così drammatica: "Nessun allarme suicidi come stamani paventato dal Garante. Il dato numerico, certamente sconfortante, registrato nei primi otto mesi di questo anno è sotto la media nazionale dell'ultimo triennio", si legge in una nota del ministero. Che aggiunge: "È pur sempre doveroso segnalare, per consentire una lettura corretta dei dati, che per quanto sconfortante e per quanto nella sua drammaticità imponga la profusione di un diuturno e inesausto impegno il dato è al di sotto della media mensile ereditata dal Governo nel 2022". Insomma, nessun allarme, è colpa di coloro che ci hanno preceduto.

Nel giro di poche decine di minuti è arrivata la rettifica dall’Ufficio del Garante a firma dell’avvocato Irma Conti: “Precisazioni del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale: su suicidi trend in calo".

“In riferimento a quanto riportato oggi dall’Agenzia AGI, che riprendendo i dati pubblicati dal Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (GNPL), titola la notizia con un presunto “allarme” del Garante stesso in relazione al numero dei suicidi nelle carceri, si smentisce questa interpretazione, ed in linea con quanto rilevato dal Ministero della Giustizia, si precisa quanto segue. Al 31 luglio 2025 si registra una diminuzione significativa del numero di suicidi nelle carceri italiane rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I dati, come riportati dallo stesso Report pubblicato, evidenziano: al 31 luglio del 2024 un totale di 58 suicidi, che scendono a 46 allo stesso periodo di quest’anno, con una riduzione quindi di 12 unità.

Questa riduzione, prosegue il comunicato, può rappresentare un possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate. Il trend, illustrato nel grafico n. 2 del Report, evidenzia in modo chiaro il divario tra i due anni. Ogni altra interpretazione è, pertanto, fuorviante della realtà dei fatti” afferma l’avvocato Conti.

La contabilità mortuaria, tuttavia, è smentita dai numeri che si basano su un’interpretazione di comodo delle ‘morti per cause da accertare’ tra le quali vengono classificate dal DAP le vite di coloro che hanno provato ad uccidersi in carcere, come accaduto al 17enne Danilo Rahi, ma sono morti all’ospedale dopo un’agonia indicibile.

A stretto giro arriva anche l’intervista del prof. Mario Serio, altro componente del collegio del Garante: “La rettifica al rapporto sui suicidi non è stata condivisa nel Collegio e forse nemmeno dal Presidente, dice. Per inciso, dice pure che il Rapporto non è stato nemmeno visionato dal Collegio che l’ha presentato”. Dice che quello che è successo, il Ministro che si ribella al Rapporto che qualifica come preoccupante il fenomeno dei suicidi in carcere e la sua indiscussa progressione e l’immediata rettifica mette in crisi l’autonomia del Garante, autorità indipendente di garanzia”.

“Benvenuto, Prof. Serio” scrive sui social l’avvocata Emilia Rossi, già componente del Collegio del Garante presieduto dal Prof. Mauro Palma. “Qualche indizio di questa crisi si era raccolto, per la verità, in questo anno e mezzo di mandato: a cominciare dal rifiuto di incontrare il Collegio uscente per il passaggio sostanziale di consegne (e di esperienze) tanto più necessario per una Istituzione giovane come il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, a seguire, per quanto risulta dal sito, con l’assenza quasi totale dei rapporti sulle visite effettuate, che dovrebbero essere 121 stando al numero degli Istituti visitati secondo il report recentemente pubblicato, oltre che delle relative Raccomandazioni (sostanziali, non formali) che costituiscono il cuore della funzione preventiva del Garante, con il computo solo numerico e chilometrico delle visite (accessi) effettuate nel corso dell’anno e mezzo di mandato che ne attesta impietosamente l’estrema velocità, con la mancanza di visite (effettive) ad altri luoghi di privazione della libertà. Per finire, anche se non è l’ultimo degli indizi in ordine di importanza, con la mancata presentazione della Relazione annuale al Parlamento.

Bene, Prof. Serio, il Re è nudo.

“Però, a ben vedere”, prosegue Rossi, “il fatto che Lei sia definito (e si sia definito, in almeno un’altra intervista) membro “in quota Cinque Stelle” e “all’opposizione”, la dice molto lunga sui criteri di spartizione partitica seguiti nella composizione del Collegio: non esattamente una garanzia di autonomia e indipendenza dal potere politico e dai partiti che hanno partecipato alla composizione. È questo il Re nudo che ci viene rilevato adesso”.

 

«Ho scritto una lettera al presidente, Riccardo Turrini Vita, per chiedere chiarimenti sulla rettifica – inviata, a mia insaputa, a nome dell’intero Collegio – che, oltre ad allinearsi prontamente alla posizione del Ministero di Giustizia, sostanzialmente smentisce il nostro stesso rapporto sui decessi di detenuti in carcere. Attendo una risposta». Il professor Mario Serio – che in quota opposizione fa parte dell’ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone private di libertà insieme alla terza componente, l’avvocata Irma Conti, scelta dalla Lega – torna a sottolineare il suo dissenso con il modus operandi dell’autorità nata per essere terza e indipendente, e finalizzata a garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone recluse.

«Non si era mai sentito che il controllato si ribella al controllore che fa il proprio dovere. Contestando il fatto che il Collegio possa esporre analisi critiche, si sta davvero mettendo in crisi il modello di autonomia del Garante, che è tenuto ad esprimere pareri e dare raccomandazioni».

“La nota del Collegio sembra portare la firma dell’avvocata Irma Conti”, sottolinea Eleonora Martini nell’intervista a Mario Serio. “La quale evidentemente ha un rapporto privilegiato con il presidente Turrini Vita, rispetto a lei. È così?”.  “Non credo che abbia un rapporto preferenziale. Forse il presidente non era neppure stato informato, come è già accaduto in altre occasioni”. Ecco, Il Re è nudo.