Il carcere albanese Made in Italy

11 Apr 2024 Claudio Bottan

Mentre le prigioni italiane sono al collasso, ci concediamo il lusso di esportare nel paese delle Aquile un modello fallimentare di gestione dei detenuti. L’Italia, sull’altra sponda dell’Adriatico, tra qualche mese avrà un carcere tutto suo con enormi costi per le casse pubbliche. Lo si legge in una nota della Direzione generale del personale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che ha emesso un bando per assegnare 45 agenti appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria italiana a una missione internazionale della durata minima di sei mesi nel territorio di Gjader, in Albania. Lo scopo è la gestione di un istituto penitenziario destinato a ospitare un massimo di 20 migranti “che dovessero rendersi responsabili di reati durante la permanenza nelle strutture dallo Stato italiano” previste dall’accordo tra Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama “per effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio previste dalla normativa italiana ed europea”, oppure “per i quali si dovesse dare corso a provvedimenti giudiziari che costituiscano titolo custodiale”.  La costruzione della struttura rientra nell’accordo siglato tra Italia e Albania nei mesi scorsi “per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria“. Un’ossessione, quella per i flussi migratori, che costerà cara alle tasche degli italiani con l’apertura di due Cpr e una struttura di transito: 65 milioni di euro.

L’operazione è completamente insensata sotto l’aspetto del rapporto costi-benefici. Il carcere sarà diretto da un Dirigente Penitenziario ed il contingente di Polizia Penitenziaria sarà comandato da un appartenente alla Carriera dei funzionari. Oltre al Comandante, sono previsti 7 Ispettori uomini, 7 Sovrintendenti uomini e 1 Sovrintendente donna, 23 Agenti/Assistenti uomini e 6 Agenti/Assistenti donne. Il totale del contingente del Corpo sarà dunque di 45 unità con una proporzione di 2,25 agenti per ogni detenuto. Nelle carceri italiane, allo stato attuale, esiste invece un rapporto di 0,6 agenti per ogni detenuto. Se in Italia dovesse essere applicato lo stesso rapporto agenti/detenuti dovremmo avere un organico di 136000 poliziotti penitenziari.

«Ma stiamo scherzando, i nostri agenti in Italia lavorano con una media di un agente ogni tre detenuti quando va bene e in Albania uno ogni due, in Italia si chiudono le carceri con meno di cento reclusi e ne apriamo uno con venti ospiti?», tuona Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato UILPA. Le indennità per chi accetterà il trasferimento sono allettanti: oltre allo stipendio il dirigente incasserà una diaria lorda pari a 176 euro al giorno, oltre cinque mila euro lordi, i funzionari metteranno in tasca 156 euro al giorno, oltre 4500 euro lordi al mese. Un agente, invece, guadagnerà 130 euro lordi al giorno, 4 mila euro circa al mese che si aggiungeranno allo stipendio. Cifre ben lontane dagli stipendi che un poliziotto penitenziario percepisce in Italia. Agli operatori ovviamente sarà garantito il vitto, l’alloggio e tutti i trasferimenti.

Tra gli agenti di polizia penitenziaria, stremati e perennemente sotto organico, si contano quattro morti dall’inizio dell’anno che si sommano ai trenta suicidi tra le persone detenute. Decisamente il sistema carcerario non è un’eccellenza italiana da esportare e non può diventare uno spot al pari della pasta lanciata in orbita.