Lettera d'amore, ma il futuro è inquietante

10 Aug 2025 Francesco Blasi Francesco Lo Piccolo premiato da Monia Scalera, Garante regionale dei diritti delle persone ristrette

L'Amore, con la maiuscola, può declinarsi anche con la cura verso gli altri. Il distinguo è doveroso poiché l'ambito indubbiamente amoroso e romantico del concorso Lettera d'Amore, giunto quest'anno alla 25a edizione, ha premiato stavolta Voci di Dentro e il suo fondatore e direttore Francesco Lo Piccolo per la battaglia culturale e giornalistica in favore degli ultimi della società e la verità sul carcere e la giustizia. "Premio alla Bontà", appunto, giunto alla sua terza edizione.

E' un segno dei tempi la nuova veste assunta dal premio di Torrevecchia Teatina, un piccolo comune alle porte di Chieti. Come spiega Massimo Pamio, l'ideatore del concorso e dello stesso Museo della lettera d'amore di cui è direttore con sede proprio nel municipio torrevecchiano, l'antico palazzo dei duchi Valignani, «gli scritti giunti quest'anno sono stati appena duecento, un numero che conferma il calo delle partecipazioni registrato da diverse edizioni a oggi, e solo una parte sono vere e proprie lettere d'amore; prevalgono invece il gusto egoistico e molto esistenzialista di indirizzare una lettera a se stessi, la glorificazione degli oggetti tecnologici del quotidiano come auto, computer, telefonini, e i dialoghi con il cibo visto sempre più come un confortevole interlocutore in mancanza di altro; meglio: di altri. Strumenti che diventano fini, mentre l'uomo e il suo mondo di ideali, soprattutto quelli amorosi, svaniscono sullo sfondo».

Per cinque giorni fino a ieri, una serie di serate tra letteratura, musica e recitazione nel luccichio spensierato di una festosa atmosfera mondana d'estate, le riflessioni più scomode sulla deriva dei rapporti umani hanno ceduto il passo alle celebrazioni, meritate, sulla lunga vita di un concorso che ha tagliato il traguardo del quarto di secolo nella duplice incarnazione del premio ideato da Pamio – intellettuale tra i più stimati da queste parti, autore di una cinquantina di libri che spaziano dalla filosofia dell'arte a studi sulla archeologia del sapere – con la sua casa editrice all'inizio del millennio, prima del felice incontro con la comunità di Torrevecchia. Che una dozzina di anni fa gli aprì le porte del palazzo ducale per realizzare il sogno di esporre il patrimonio già accumulato, da allora sempre in crescita, di lettere d'amore che piovevano a ogni edizione insieme a interi fondi ritrovati o ricevuti in dono.

Quantità e qualità degli scritti ricevuti dal Museo sembrano scadere di pari passo. Se è sceso il numero di lettori di libri, tanto da inverare il paradosso secondo cui oggi i lettori sarebbero meno numerosi degli autori – le case editrici hanno smesso di cercare letterati di razza per prestare il loro marchio ad autori che pagano per essere pubblicati, mentre cresce il fenomeno della autopubblicazione di scritti sempre più spesso compilati dalla intelligenza artificiale abilmente interrogata dai nuovi "scrittori" –, i firmatari delle lettere in concorso riflettono un livello medio di sensibilità letteraria in linea con il decadimento già evidente nella società dei nostri giorni, sempre meno interessata a coltivare e rinnovare l'arte dello scrivere bene. E' l'era di Internet e delle reti sociali, che ha ridotto all'osso l'articolazione del pensiero e marcato l'avvento della società della massa unica per sostituire gli individui per definizione tutti diversi tra loro con un chiacchiericcio di fondo che scandisce una solitudine pressoché universale, un indistinto annaspare nei marosi della vita.

Lettera d'Amore però resiste alla decadenza, e le perle non mancano: la scrittrice peruviana Fàtima Rocio Peralta Garcia ha vinto (seppur senza ricorrere al canonico tormento personale della corrispondenza epistolare con una maschile anima gemella) con una felice trovata letteraria che ha immaginato una lettera di Liù a Calaf, i protagonisti della Turandot di Giacomo Puccini: quale amore più grande è concepibile, se in suo nome ci si uccide per salvare l'amato?

Ci chiediamo, e giriamo l'interrogativo a Pamio, cosa farà Lettera d'Amore per contrastare i venti funesti che soffiano contro lo spirito romantico e sempre più demodé del concorso. Magari, in nome della sopravvivenza è in serbo la restrizione alle sole, pure e semplici, lettere d'amore?. «Il problema è che ne va dell'esistenza stessa del premio poiché, abbassandosi il tono del sentimento, ci saranno sempre meno persone interessate a scrivere lettere d'amore; il rischio è la morte del concorso per sopravvenuta mancanza di scrittori di lettere d'amore. Potrebbe essere il segnale di un'imminente estinzione della nostra società, o meglio del nostro bisogno di sani sentimenti. Penso allora all'individuo che viene ormai omologato come il pane e la carne di un panino da catena di fast food: lì viene aggiunto un additivo per la regolazione del sapore, nella società viene instillata una cultura della cancellazione dell'individuo. Entrambi assicurano la dipendenza stabilita da uno standard unico: l'uomo allora non si estingue per via biologica, ma l'effetto di ridurlo a larva incapace di sentimenti è dietro l'angolo».