
Tutti o quasi sono informati dell’arrivo nel carcere di Bologna di 50 ulteriori (e in questo caso) giovani detenuti.
Si tratta di un programma da respingere per vari motivi:
1) Crea confusione e sovrapposizione tra carcere minorile e carcere ordinario mentre le più elementari norme sociali e giuridiche richiedono di impostare i trattamenti per minori in maniera diversa da quelli per adulti. E pensare che a Bologna negli anni ottanta del secolo scorso balenò la ipotesi di realizzare una struttura di accoglienza decarcerizzata per minori; il progetto sarebbe stato localizzato in via Lombardia ma sfumò anche per la opposizione dei “benpensanti” e della solita “minoranza rumorosa”; il progetto era interno al programma che prevede il superamento delle misure carcerarie “tradizionali” per i minori; ora addirittura si vorrebbe passare dalla “padella alla brace”.
2) Il carcere di Bologna è già al collasso ( 850 “ospiti” invece dei 500 considerati come capienza ottimale dai parametri ministeriali); di sicuro ci sono stati momenti peggiori di sovraffollamento che l’autorità sanitaria locale ha “tollerato” decidendo di non intervenire ma quella di oggi è la goccia che fa nuovamente e definitivamente traboccare il vaso.
3) La discrepanza tra capienza ottimale (dichiarata) è in verità molto più ampia. Occorre infatti considerare che: a) le celle sono inagibili, b) c’è la necessità (su cui si è sempre “sorvolato”) di realizzare i refettori, c) non sono state realizzate sale per fumatori (l’esposizione a fumo passivo non si può infatti affrontare come irrealisticamente ipotizza la Ausl di Bologna aumentando la cartellonistica di divieto! Evidentemente la Ausl ha “deciso” che la legge 3/2003 non si applica nelle carceri, d) c’è la necessità di organizzare spazi per i contatti delle persone private della libertà come sancito dalla magistratura, esigenza che le istituzioni, compresa la Ausl, continuano a rimuovere.
Se le leggi in vigore in Italia “non valgono” nelle carceri occorre che venga detto esplicitamente e, nel caso si voglia reiterare queste condotte omissive, si indichi un referendum contro la Costituzione per abolire la parità tra cittadini! Ma la Costituzione, al momento, dice altro. Come mai un paziente “libero” riceve il referto del medico che lo ha visitato e il paziente “privato della libertà” per riceverlo deve fare la “domandina”?
Lo spieghino i sindaci, lo spieghino le Ausl, lo spieghino i cosiddetti “garanti”.
Dunque il trasferimento di ulteriori 50 persone alla Dozza non solo è inaccettabile ma si configura come l’ennesimo abuso e l’ennesima grave violazione dei diritti umani. Non serve a nulla l’apparente atteggiamento da “buona samaritana” della assessora Conti (persona della quale peraltro abbiamo stima) che prevede di incontrare i poveri ragazzi deportati a Bologna “per conoscere le loro storie”. Meno che mai serve, anzi è controproducente, il messaggio del “garante” regionale che invocando nientemeno “l’alto tradimento” nel caso in cui i giovani venissero trattenuti per oltre tre mesi: di fatto avalla la deportazione, appunto, per i primi tre mesi...
Una soluzione alternativa? Pensandoci per tempo: l’ex ospedale militare di via della Abbadia? ripristino di una parte di S. Giovanni in Monte? Tante altre alternative erano possibili in alternativa a questa deportazione.
Non conosciamo, al momento, la provenienza di questi giovani (vengono da Bari? città dove si è verificata una cosiddetta “sommossa” e a cui chiediamo da anni i rapporti semestrali sulle carceri...e da cui riceviamo sonore “non risposte”.
Certamente occorreva trovare soluzioni, ma non a Bologna, e comunque rispettando il principio di “territorializzazione “sempre enunciato come diritto ma quasi mai rispettato. Oggi infatti è frequentissimo che familiari e amici debbano fare centinaia e centinaia di chilometri e abominevoli code di attesa per visitare una persona privata della libertà affrontando gravi disagi e grandi spese visto che la “territorializzazione” è rimasto nel capitolo della “buone intenzioni” da esibire nei “convegni”.
Il governo attualmente in carica, un po’ o molto peggio di altri governi che lo hanno preceduto, non è in grado di gestire la cosiddetta “devianza minorile”; ha adottato provvedimenti che fanno crescere i tassi di carcerazione; da anni, come ha denunciato il cappellano del carcere minorile di Milano, hanno fatto la comparsa trattamenti coatti (TSO) nei minorili, trattamenti sconosciuti fino a pochi anni fa e che stanno crescendo in maniera parossistica anche nella carceri degli adulti (impressionanti i “dati” pubblicati su Verona) .
Dunque diciamo all’on. Nordio: non cinquanta persone detenute in più a Bologna ma, caso mai, 50 gatti: manca infatti alla Dozza una gagliarda colonia felina che potrebbe da un lato avere funzioni di pet terapy ma soprattutto costituire un rimedio contro l’infestazione di ratti nelle aree esterne con conseguente danneggiamento degli impianti (rapporto Ausl secondo semestre 2024).
In conclusione, rimane il fatto, gravissimo, di istituzioni che dovrebbero essere garanti della legalità e che continuano invece ad adottare pratiche “illegali” e “abuso di mezzi di correzione”: messaggi che inducono dissonanza cognitiva e disperazione nelle vittime e che violano i principi della Costituzione repubblicana.
No alla “deportazione”, si al rispetto dei diritti umani.