Di nuovo violenze in carcere da parte di agenti contro persone detenute. Sarebbe successo nel carcere di Trapani nel corso del 2021, durante la Pandemia da Covid e nei mesi successivi. In una conferenza stampa il procuratore di Trapani Gabriele Paci ha reso noto che sono stati messi 11 arresti domiciliari e 14 sospensioni dal pubblico ufficio, oltre a decine di decreti di perquisizioni, per un totale di 46 indagati. Il Procuratore ha aggiunto: “Nel reparto blu, oggi chiuso per carenze igienico sanitarie, venivano portati i detenuti in isolamento, con problemi psichiatrici o psicologici, e che subivano violenze e torture. Alcuni agenti agivano con violenza non episodica ma con una sorta di metodo per garantire l'ordine". In merito il gip Giancarlo Caruso ha qualificato la violenza come tortura. Ancora il procuratore: “A volte i detenuti venivano fatti spogliare, investiti da lanci d'acqua mista a urina e praticata violenza quasi di gruppo, gratuita e inconcepibile".
“Non si può parlare di mele marce, ma è la cesta marcia che fa imputridire tutto ciò che contiene”, sono queste le dure parole di Gennarino De Fazio, Segretario della UILPA PP che ha aggiunto: “Sono ormai decine le indagini, pressoché in tutta Italia, a carico di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e centinaia gli agenti indagati, sospesi dal servizio e talvolta condannati. Ovviamente, chi sbaglia deve essere individuato e perseguito, ma se a farlo, anche solo in via presuntiva, sono centinaia, diventa evidente la patogenicità del sistema che non solo non protegge, ma evidentemente favorisce e addirittura induce all’errore”.
E ancora: “La crisi penitenziaria perdura da troppo tempo ed è ormai giunta al limite del baratro più totale. Non solo il sovraffollamento detentivo, sono oltre 15mila i detenuti oltre la capienza, le carenze organiche, alla Polizia penitenziaria mancano più di 18mila unità, ma anche le deficienze organizzative e negli equipaggiamenti, così come la sostanziale assenza di un vertice… Urgono misure tangibili, la Polizia penitenziaria è stremata nelle forze, mortificata nell’orgoglio e persino impaurita nello svolgere il proprio lavoro. Dall’inizio dell’anno sono oltre 3mila le aggressioni che ha subito, mentre continua a essere sottoposta a turnazioni e carichi di lavoro massacranti con la privazione di diritti persino di rango costituzionale. Chi detiene le responsabilità politiche e amministrative intervenga tangibilmente, altrimenti si faccia da parte. In qualche caso, siamo certi, operatori e detenuti neppure se ne accorgeranno”.
In merito a questa vicenda c' è un comunicato dell’associazione Yairaiha ETS che denuncia con fermezza gli inaccettabili abusi e le violenze sistematiche che continuano a verificarsi all’interno della Casa Circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani: “Le recenti indagini della Procura della Repubblica - dice l'associazione - hanno svelato una realtà agghiacciante: venticinque agenti della Polizia Penitenziaria sono accusati di tortura, abuso di autorità e calunnia, segno di un sistema carcerario marcio e disumano. L’arresto di undici poliziotti e la sospensione di quattordici altri non possono mascherare la verità: il sistema penitenziario è un luogo di oppressione, dove gli abusi avvengono sistematicamente, soprattutto in luoghi privi di sorveglianza e lontano dagli occhi del pubblico. Le testimonianze di detenuti che subiscono maltrattamenti in aree senza telecamere rivelano un modus operandi inaccettabile che garantisce l’impunità a chi esercita violenza forte della divisa che indossa. Questo non è un problema isolato, ma il sistema che alimenta e legittima la barbarie”.
E ancora: “In un contesto in cui il governo Meloni sembra intenzionato a mantenere in vigore una cultura dell’impunità attraverso la paventata abolizione del reato di tortura. La nostra società è di fronte a un bivio: mantenere il reato di tortura tentando di arginare la violenza gratuita che viene esercitata da uomini e donne in divisa e non permettere che simili crimini vengano tollerati, oppure abolirlo, lasciando così le mani libere a chiunque indossi una divisa, specialmente all’ interno delle istituzioni totali. Non possiamo permettere che le istituzioni continuino a perpetuare questa vergogna! … E’ necessario un cambiamento radicale. È tempo di abolire il sistema carcerario oppressivo e inumano, che non solo ignora i diritti dei detenuti, ma promuove anche una cultura di violenza e abusi. Chiediamo misure concrete per garantire la sicurezza e la dignità di ogni individuo, attraverso un monitoraggio costante e l’installazione di sistemi di sorveglianza adeguati. È fondamentale che le istituzioni collaborino con le organizzazioni della società civile per promuovere una cultura di rispetto dei diritti umani e di giustizia. L’Associazione Yairaiha ETS è pronta a lottare al fianco di tutti coloro che si oppongono a questo regime carcerario ingiusto e violento”.