<p>Troppo facile chiamarli suicidi. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo. Le persone che muoiono in carcere impiccandosi con un lenzuolo, inalando il gas delle bombolette o con altri mezzi (già quaranta dall’inizio dell’anno), pur arrivando volontariamente a questo estremo gesto sono persone scartate e abbandonate a se stesse, sopraffatte dal sistema che le ha in custodia e che le priva del più elementare e fondamentale dei diritti, ovvero quello della “dignità umana”.</p>
<p>Sono persone costrette a stare dentro celle e sezioni in condizioni disumane, tra topi, scarafaggi e muffa e alle quali viene “passato” poco cibo spesso immangiabile, tanti psicofarmaci e nessun lavoro se non quello di spazzare o lavare per terra, saltuariamente e per poche ore al giorno. Troppo facile dire che sono psichiatrici deresponsabilizzando chi ha il dovere di rispettare e tutelare i diritti inviolabili dell’uomo. Sempre e ovunque. Se sono stati colpevoli di qualche reato (e non sempre è così), in queste carceri le persone detenute, oltre 61 mila in spazi per 47 mila, diventano vittime. Vittime di una classe politica che è l’immagine del fallimento di un sistema che rappresenta la negazione stessa della democrazia; una classe politica inefficiente, irresponsabile e opportunista, attenta solo a mantenersi voti e poltrone e che neppure si cura del personale che dovrebbe garantire sicurezza e rieducazione. </p>
<p>Per tutto questo l’associazione Voci di dentro che conosce bene la realtà del carcere, partecipa alla maratona oratoria <a href="https://www.camerepenali.it/cat/12484/una_maratona_oratoria_sui_territori_per_sensibilizzare_lopinione_pubblica_sulla_condizione_di_degrado_in_cui_sono_costretti_i_detenuti.html">“Non c’è più tempo”</a> indetta dall’Unione delle Camere Penali italiane per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla condizione di degrado in cui sono costretti i detenuti. Per questo il giorno 13 giugno Voci di dentro sarà in piazza a Pescara.</p>
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