Ergastolo. Dalle macerie alla consapevolezza delle proprie azioni

02 Nov 2024 Massimo Zanchin* piranesi, carceri d'invenzione

Al netto delle poche distrazioni che uno stato di prigionia può offrire, l’isolamento da tutto ciò che ci apparteneva sarà terreno dove avrà luogo la battaglia con i propri demoni. Più è grave il tempo stabilito dalla pena e più sarà inevitabile e cruento lo scontro, puntuale ogni qualvolta ci troveremo nudi, senza corazza e senza armi di fronte alla realtà.

Uno scontro che si ripeterà all’infinito, senza regole e senza arbitri, senza vincitori e senza premi, perché il fine stesso non è avere la meglio con le proprie ragioni su altre ragioni: l’unico beneficio che se ne può trarre è imparare ad avere il coraggio di affrontare noi stessi con onestà, pur sapendo che i colpi che ci daremo saranno duri e ci faranno male.

Più è grave la condotta che ha determinato tale condizione, e più si renderà necessario il raggiungimento di una più estesa consapevolezza delle nostre azioni, per quello che hanno creato e hanno distrutto. Si tratta di un percorso indispensabile per poterne tracciare un profilo riconoscibile in coscienza, utile per isolare e poi allontanare quelle cause e quei demoni, non volendo che facciano più parte della nostra anima perché, con coraggio e la forza del bene, riconosciuti nemici giurati per il male fatto verso il prossimo e verso noi stessi.

Ed è così che dal 2011, anno del mio arresto, i pilastri su cui basavo le mie sicurezze identitarie si sono sgretolati uno dopo l’altro. Ogni qualvolta ne cadeva uno, la domanda che mi ponevo era: “Perché questo a me?”, per poi puntualmente ricavarne un insegnamento. Alla caduta dei pochi pilastri rimasti, non mi ponevo più quella domanda, ma quale fosse il nuovo insegnamento che sicuramente ne avrei ricavato.

Ora sono rimaste solo macerie. Ma grazie a quegli insegnamenti, il tempo della distruzione in verità è stato dialisi per la mia anima. È su queste macerie che edificherò la mia nuova vita. E se in futuro cadranno nuovi pilastri, ciò mi spiega e spiegherà che ho e avrò sempre da imparare, e ancora sarà fuoco che ravviva la mia anima che ha preso l’impegno di trasformare ogni acquisita estesa consapevolezza in una profonda coscienza.

*ergastolano detenuto al carcere di Opera