Pubblichiamo una lettera che alcuni detenuti del reparto Alta Sicurezza della casa circondariale di Viterbo hanno inviato al ministro della Giustizia in data 16 luglio e successivamente all'agenzia ANSA e poi a Radio Radicale. Nella lettera vengono fatti presenti i problemi che i detenuti vivono giornalmente e che sembrano non essere di interesse. A distanza di molti mesi infatti ai detenuti non è arrivata nessuna risposta da parte dello stresso ministro.
Egr. Sig. Ministro della Giustizia Dott. Carlo Nordio
Le scriviamo questa lettera aperta perché vediamo che riuscite solo a fare “chiacchiere a vuoto”, oppure “molto fumo e poco arrosto” per quanto riguarda la giustizia!
Voi parlate di “riforme” (?) che riguardano soprattutto problemi generici, mentre non fate minimamente riferimento o apportate modifiche ai problemi reali, giornalieri che vivono, negli istituti penitenziari, i detenuti. Alcuni esempi, che crediamo, siano già a Lei noti:
1. Negli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale sono disponibili circa 51.500 posti, di cui sono inagibili, dati resi pubblici da statistiche ministeriali e riprese da associazioni che si interessano del problema delle carceri (associazione Antigone, associazione Nessuno tocchi Caino ed altre) 4.000, per cui la disponibilità effettiva è di circa 47.500 posti. La popolazione detenuta, ad oggi, è di circa 56.500, quindi circa 10.000 detenuti in più, pari al 119%.
2. Molti istituti penitenziari sono obsoleti, infatti la maggior parte costruiti tra il 1970 e 2000 circa, escludendo alcuni che risalgono addirittura a 2-3 secoli fa; hanno dei cubicoli che risultano accatastati per ospitare al massimo 1 persona, e lei credo ne è a conoscenza, mentre in ogni stanza di pernottamento siamo in due, con una superficie disponibile, calpestabile, inferiore ai famosi 3 mq a persona, per cui si configura tortura, definiti dalla condanna (una delle tante) avute dall’Italia, da parte della Corte Europea di Strasburgo, nella sentenza dell’8 gennaio 2013 (cosiddetta Torreggiani)!
3. Ci sono alcune norme in vigore le quali recitano che i detenuti che vivono in due nei cubicoli abbiano diritto ad un indennizzo o in denaro pari ad € 8,00 giornaliere, oppure una anticipazione del fine pena, pari ad 1 giorno ogni 10 trascorsi in queste condizioni, però tutto questo non accade quasi mai; infatti sempre da statistiche pubbliche, le richieste risarcitorie (sia in denaro che minore detenzione) accettate da parte dei Magistrati di sorveglianza, non superano il 50% di quelle presentate; la domanda sorge spontanea: lo Stato può non osservare le leggi che egli stesso promulga?
4. Le stanze di pernottamento negli istituti costruiti fino agli anni 2000 sono sprovvisti di acqua calda, di doccia (esiste solo un vano doccia per quattro persone in ogni sezione che deve servire circa 50 detenuti). La sala dove si fa socialità è sprovvista di bagno!
5. Diversi detenuti hanno un fine pena al di sotto dei due anni e, nonostante le norme lo prevedano, non riescono ad usufruire dei benefici spettanti.
6. I detenuti definitivi devono presentare ogni richiesta al Magistrato di sorveglianza che dovrebbe conoscere tutte le problematiche che assillano gli istituti di loro competenza ma, ci chiediamo: quanti magistrati sono realmente venuti a vedere, visitare realmente un istituto? Questa domanda nasce dal fatto che quasi tutte le richieste inviate al Magistrato di sorveglianza, sia per il riconoscimento della Torreggiani, sia per la richiesta di permessi premio, sia per altri benefici previsti per legge, vengono rispettate con motivi veramente futili.
6. Le norme in vigore dicono che il carcere è l’ultima ratio dove deve esserci una rieducazione (art. 27 Cost.) per far sì che il detenuto, una volta terminata la condanna, torni ad essere un cittadino nuovo, che non torni a commettere nuovamente gli errori commessi in precedenza e che cammini su una retta via.
7. Negli istituti di pena cosa viene fatto affinché non trascorrano la maggior parte del loro tempo oziando? Possibilità di lavoro vengono cercate affinché i detenuti si sentano utili, siano persone attive e non essere solo un peso morto, un semplice numero?
8. Lo Stato spende ogni anno alcuni miliardi (circa 3) per gli istituti penitenziari e non ha alcun ritorno; allora non sarebbe meglio se a dirigere gli istituti ci fossero dei manager, vedasi il libro scritto da alcuni professori universitari di Roma, oppure da laureati in giurisprudenza con un corso di manager, in modo che gli istituti diventino un ricavo e non un mero costo per lo Stato?
9. I magistrati di sorveglianza, soprattutto per la vivibilità nelle stanze di pernottamento, dicono che hanno le piantine dei cubicoli e che i detenuti hanno a disposizione, cada 1 più di tre metri; allora sorge sempre spontanea la domanda: chi bleffa, il Magistrato o lo Stato che ha accatastato gli istituti?
10. I magistrati di sorveglianza, davanti a richieste di permessi premio non danno peso al percorso che il detenuto effettua nell’istituto (come prevedono diverse sentenze di Cassazione), ma si basano solo su quanto scritto sulla condanna, anche se il detenuto è in carcere da molti anni e non ha contrasto con il proprio passato.
11. Il periodo Covid, 3 anni infernali per i detenuti; in vari istituti ci sono stati diversi focolai, anche se il problema si è cercato di minimizzarlo; però mentre i cittadini “liberi” hanno ricevuto delle agevolazioni, i detenuti sono stati dimenticati, perché sono coloro che hanno sbagliato, devono pagare e non hanno diritto a nulla! Non sono anche loro cittadini? Oppure ci sono cittadini di “serie A e di serie B”? Si parlava di qualche beneficio, limitato, ai tre anni di “pandemia” ma come dicevamo all’inizio, solo chiacchiere a vuoto! Nascondendovi dietro a frasi simili a questa: “stanno pagando per gli errori commessi”; perché dare benefici a coloro che stanno scontando il loro debito con la società?
12. Le telefonate con la famiglia: si è passati da 3/4 telefonate settimanali, durante il Covid, a sole 2 al mese (legge 354/1975 O.P.), eppure la campagna “una telefonata salva la vita” non è servita a nulla? Gli 83 suicidi avvenuti nel 2022 e quest’anno siamo già a 35 a Giugno, non hanno insegnato nulla? Eppure il DAP, nella circolare del 26/09/2022 ha ribadito l’importanza del rapporto detenuto/famiglia, lasciando ampia discrezionalità ai direttori degli istituti, di andare anche oltre gli artt. 37 e 39 O.P. Reg. Esec; invece cosa succede, si preferisce tornare a 50 anni fa!
13. Infine, ma i problemi sono tantissimi, perché non pensare di voler fare un’amnistia generalizzata di 2/3 anni (l’ultima è avvenuta nell’Agosto 2006) così che i detenuti con pene brevi possono tornare alla libertà, liberare diversi posti, diminuire il sovraffollamento, diminuire i costi per il mantenimento dei detenuti? Un funzionario dello stato, al momento dell’arresto di un noto latitante gli ha detto: “Noi ti togliamo la libertà, non la dignità!” oggi il detenuto ha perso solo la libertà oppure lo stato gli ha tolto anche la dignità, viste le condizioni in cui vive? A noi sembra tutte e due, anzi di più la seconda! Il comportamento dello stato non è disumano?
Chiediamo scusa in questa lettera, ma sono solo alcuni spunti che vengono fuori vivendo la realtà dal di “dentro”! Speriamo che avrà qualche minuto per leggerla, per “sentire” le problematiche che si vivono in un istituto penitenziario.
Alcuni detenuti Reparto Alta Sicurezza C.C, di Viterbo
Viterbo, 16/07/2023